Per me "Il padre" è stata la prima opera teatrale che ho letto di Strindberg. Purtroppo le sue opere non mi hanno conquistata nonostante riconosca la sua grandezza. Questa mi è piaciuta più di altre.
Editore: Adelphi
Pagine: 75
Prezzo: 8,00 €
Data di uscita: 1978
Prezzo: 8,00 €
Data di uscita: 1978
Trama: Dopo il teatro simbolistico di Strindberg, rappresentato dal Teatro da camera e Verso Damasco, s’inizia con questo volume la pubblicazione del suo Teatro naturalistico, verso cui si è accesa in questi ultimi anni una particolare curiosità. Il padre e Creditori sono due testi fra i più importanti, e relativamente meno noti, di Strindberg. Appartengono entrambi agli anni 1886-1888, straordinariamente creativi per lui, gli stessi in cui fu scritta la celebre Signorina Julie e Predatori. È questo il periodo del massimo avvicinamento di Strindberg al teatro naturalistico: ma, anche questa volta, si tratta di una categoria letteraria che verrà in certo modo stravolta dall’autore, per farne qualcosa di inconfondibilmente suo. Il padre, che Nietzsche lesse «con profonda commozione e con eccezionale sorpresa», è un dramma che Strindberg dichiarava di aver scritto «con l’accetta e non con la penna», quadro di orrori domestici sconvolgente per intensità e chiaroveggenza; e qui, forse, Strindberg è riuscito a creare il più terribile fra i suoi personaggi femminili: una moglie borghese che, dietro le tranquille apparenze, è una vera «artista del crimine» e con poche, sottili perfidie riuscirà a far passare per pazzo il marito. Creditori è un «dramma a tre» fra due uomini e una donna: chiusi in una casa, smuovono i reciproci debiti e crediti psichici, svelando a poco a poco una storia di reciproci cannibalismi, a tratti – come tanto spesso nel miglior Strindberg – furiosamente comica e macabra, una di quelle storie in cui Strindberg è ineguagliato maestro.
RECENSIONE: Questa tragedia di Strindberg, definita spesso a torto naturalista, tratta apparentemente il conflitto tra un marito e una moglie sull'educazione della figlia, ma in realtà il vero conflitto si trova tutto all'interno della psiche del padre in cui l'autore proietta le sue angosce ed è incentrata sul dialogo.
La vicenda si svolge nel soggiorno della casa del Capitano, il quale si trova in contrasto con la perfida e calcolatrice moglie Laura per la scelta del futuro dell'amata figlia Bertha. La madre vuole che rimanga in casa e il padre invece vorrebbe mandarla in città a proseguire gli studi. Nessuno dei due sembra essere intenzionato a dare ascolto all'altro, né a trovare un qualche accordo ma le posizioni rimangono ben salde per cui il conflitto non può avere una risoluzione pacifica. La figlia non ha voce in capitolo, i suoi desideri non vengono presi in considerazione dalla madre che se ne disinteressa completamente pensando solo a sé stessa mostrando la sua natura quasi diabolica.
Il padre è l'unico che se ne preoccupa ma la sua autorità è debole e viene minata dalle menzogne e macchinazioni della moglie che insinua in lui il dubbio sulla sua paternità che non verrà mai chiarita del tutto. Questo dubbio comincia a crescere creando nel padre una crescente paranoia e dando elementi sufficienti alla moglie per poter attuare il suo piano di dichiararlo pazzo davanti al medico e poter così prendere il controllo sulla sua casa e sulla figlia.
Il padre circondato da sole donne finisce nella vera e propria pazzia e nel momento di lucidità si rende conto della sua sconfitta di fronte alla perfidia femminile.
Questa tragedia, all'apparenza semplice ma carica di significati, è incentrata su una tematica molto cara al misogino autore svedese. Strindberg infatti aveva una fissazione sulla paternità che all'epoca non poteva essere accertata e con l'improvvisa emancipazione femminile venivano meno le sicurezze degli uomini. Le donne non erano più chiuse in casa, ma potevano lavorare, avevano un loro ruolo sociale, cercavano una loro indipendenza e questo destabilizzava l'uomo rendendolo insicuro e paranoico. La tragedia comincia in maniera semplice e tranquilla fino ad un crescendo potente, quasi come una dolce melodia che piano piano diventa un'opera epica e assordante. Il tema principale, mostrato attraverso la paternità, è la lotta tra i sessi in cui l'uomo ne esce sconfitto e la donna dimostra di essere una spietata, calcolatrice figura dominante che con le sue macchinazioni spregevoli porta l'uomo alla pazzia. Una storia forte che mostra bene le inquietudini di una fase di transizione dei ruoli uomo-donna nella famiglia in Svezia. Essendo un testo teatrale si legge alla svelta e grazie al crescendo psicologico, non annoia, ma anzi porta il lettore a proseguire desideroso di conoscerne la fine.
La vicenda si svolge nel soggiorno della casa del Capitano, il quale si trova in contrasto con la perfida e calcolatrice moglie Laura per la scelta del futuro dell'amata figlia Bertha. La madre vuole che rimanga in casa e il padre invece vorrebbe mandarla in città a proseguire gli studi. Nessuno dei due sembra essere intenzionato a dare ascolto all'altro, né a trovare un qualche accordo ma le posizioni rimangono ben salde per cui il conflitto non può avere una risoluzione pacifica. La figlia non ha voce in capitolo, i suoi desideri non vengono presi in considerazione dalla madre che se ne disinteressa completamente pensando solo a sé stessa mostrando la sua natura quasi diabolica.
Il padre è l'unico che se ne preoccupa ma la sua autorità è debole e viene minata dalle menzogne e macchinazioni della moglie che insinua in lui il dubbio sulla sua paternità che non verrà mai chiarita del tutto. Questo dubbio comincia a crescere creando nel padre una crescente paranoia e dando elementi sufficienti alla moglie per poter attuare il suo piano di dichiararlo pazzo davanti al medico e poter così prendere il controllo sulla sua casa e sulla figlia.
Il padre circondato da sole donne finisce nella vera e propria pazzia e nel momento di lucidità si rende conto della sua sconfitta di fronte alla perfidia femminile.
Questa tragedia, all'apparenza semplice ma carica di significati, è incentrata su una tematica molto cara al misogino autore svedese. Strindberg infatti aveva una fissazione sulla paternità che all'epoca non poteva essere accertata e con l'improvvisa emancipazione femminile venivano meno le sicurezze degli uomini. Le donne non erano più chiuse in casa, ma potevano lavorare, avevano un loro ruolo sociale, cercavano una loro indipendenza e questo destabilizzava l'uomo rendendolo insicuro e paranoico. La tragedia comincia in maniera semplice e tranquilla fino ad un crescendo potente, quasi come una dolce melodia che piano piano diventa un'opera epica e assordante. Il tema principale, mostrato attraverso la paternità, è la lotta tra i sessi in cui l'uomo ne esce sconfitto e la donna dimostra di essere una spietata, calcolatrice figura dominante che con le sue macchinazioni spregevoli porta l'uomo alla pazzia. Una storia forte che mostra bene le inquietudini di una fase di transizione dei ruoli uomo-donna nella famiglia in Svezia. Essendo un testo teatrale si legge alla svelta e grazie al crescendo psicologico, non annoia, ma anzi porta il lettore a proseguire desideroso di conoscerne la fine.
COSIGLI DI LETTURA DEL PORTALE:
STATO D'ANIMO: nevrotico
COLORE: grigio
CLIMA E AMBIENTE: in una casa di legno a febbraio
Voi lo avete letto? Che ne pensate?
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