20 novembre 2018

# recensioni

Recensione "Se tu vai via porti il mio cuore con te" di Silvia Gianatti


La voce del dolore della perdita del proprio bambino all'ottavo mese di gravidanza è la voce di tutte le donne che hanno subito una perdita simile. Silvia Gianatti ci racconta in un diario intimo e straziante la vita dopo la morte del proprio bambino, quando questo bambino non ha avuto l'occasione di venire al mondo.

Titolo: Se tu vai via porti il mio cuore con te
Autore: Silvia Gianatti
Editore: LeggerEditore
Pagine: 175
Prezzo: 16,00 €
Data di uscita: agosto 2018

Manca solo un mese alla nascita del suo primo figlio, quando Valeria sente pronunciare dai medici le parole che nessuna madre vorrebbe mai sentirsi dire: ''Non c'è battito.'' Anche se non ha mai visto la luce, al bambino che per otto mesi è cresciuto nella sua pancia Valeria ha quotidianamente rivolto parole, pensieri, racconti, sogni... Come può accettarne la morte? Per un genitore la perdita di un figlio è una tragica sovversione del ciclo naturale della vita, un'ingiustizia inaccettabile, una sofferenza atroce che congela ogni cosa e da cui sembra impossibile poter riemergere. Lacerata dal dolore e dalla rabbia, Valeria si chiude in sé stessa, finché un giorno non prende in mano carta e penna e inizia a scrivere. E così, pagina dopo pagina, ristabilisce, quasi senza rendersene conto, il legame violentemente interrotto con il suo bambino, e con se stessa. La vita riprende il suo corso, il sole ricomincia lentamente a illuminare le giornate di Valeria, il mondo recupera colore e calore. E anche se è un buco nero in fondo al cuore, avviene che un giorno il dolore fa spazio ad altre felicità. Bisogna solo avere la pazienza di saper aspettare, il coraggio di farsi aiutare, la speranza che a poco a poco si ritrovi un senso a tutto. Un libro toccante e delicato su un tema difficile: la morte perinatale, un fenomeno diffusissimo ma di cui si parla ancora troppo poco. Ma ''Se tu vai via, porti il mio cuore con te'' è anche e soprattutto un libro sulla perdita e sul superamento del dolore, perché alle lacrime e alla rabbia seguono prima o poi la pace e la forza di ricominciare.
Parlare di un tema difficile e doloroso come la morte perinatale non è facile. Si parla poco di questo argomento che costituisce ancora un tabù insormontabile al giorno d'oggi. Le donne che affrontano questo momento terribile della loro vita si trovano sole, immerse nei sensi di colpa, nelle domande, nel dolore senza poterne parlare liberamente. Ogni anno sono moltissime coloro che affrontano la perdita di un figlio in gravidanza e non solo durante il primo trimestre. È ciò che accade a Valeria che perde suo figlio all'ottavo mese di gravidanza distruggendo tutto il suo mondo e spezzando per sempre il suo cuore.

Quando si diventa una mamma?
È quando nasce un bambino?
Tu non sei nato.
Io sono la tua mamma.

Le madri interrotte dei bambini mai nati non possono nemmeno gridare il loro dolore perché il bambino non c'è stato, non ha avuto il tempo di vivere e dunque è una perdita silenziosa e invisibile ma che distrugge l'anima per chi lo vive.
Come si può tornare a vivere e sperare di nuovo? Come è possibile cercare un nuovo bambino senza portare il peso di quell'amore che non si è realizzato? Come sopravvivere a un dolore che ti annienta?
Questa è la storia del dolore di una famiglia, del dolore di una donna che è il dolore di molte donne.

Senza di te la mia corazza si è frantumata.
Il muro è caduto.
I mattoni non esistono più.
Dio mio quanto fa male.
Il cuore non si può riparare.

Non ci sono segreti per tornare a vivere, ma tornare a vivere è possibile.
Valeria prende la sua amata penna e comincia a scrivere, la cosa che ama fare di più. Decide di tirare fuori tutto ciò che ha dentro e affidarlo alle parole scritte. Parla a sé stessa, al suo bambino e alla vita. Ci racconta la sua vita, la storia con suo marito, questo grande amore che ha portato a volere un figlio e di come questa felicità gli è stata strappata via dalle terribili parole "non c'è battito".
La cosa peggiore è trovarsi a non poter piangere il proprio bambino perché la non nascita è quasi motivo di imbarazzo, le persone preferiscono non sapere e non sanno come reagire.
Ci sono poche frasi di circostanza ma nessuna vera comprensione di ciò che una madre interrotta sta passando. Così viviamo insieme a Valeria tutte le fasi del suo dolore, quando ne rifugge, quando piange, quando grida e quando nega. La rabbia e il dolore e il tentativo di distruggere tutto ciò che ha intorno, tutto ciò che era e tutto ciò che ama per rimanere aggrappata al suo futuro negato, a quel bambino che non c'è più.
Una madre è una madre anche quando le cose non vanno come dovrebbero. Dal momento in cui scopre una vita dentro di sé, non importa quanto potranno rimanere insieme.
Tornare a vivere non significa che non si stia soffrendo o che non si è sofferto. Il dolore non ci farà sentire più vicino il bambino perduto, non renderà più legittima la sofferenza. Come ci insegna questo piccolo diario, la felicità può tornare. Il cuore non si riparerà e il dolore non svanirà mai del tutto ma è possibile essere di nuovo felici e donare di nuovo amore.
La storia riesce a coinvolgerci e farci riflettere su una questione importante di cui dovremmo parlare più spesso, ma lo fa in maniera dolce, semplice, quasi musicale. La storia è a tratti un racconto di un amore e della vita, a tratti un diario intimo e doloroso di pensieri, dubbi, paure e vuoto. Seppure breve lascia un segno profondo nei lettori.

Lo sai che rumore fa il vuoto?
Io si.

Ho apprezzato la pagina scritta da Claudia Ravaldi, medico, psichiatra e madre dell'associazione CiaoLapoOnlus che si occupa di aiutare le coppie che affrontano questo difficile momento.
Perché dobbiamo parlarne, dobbiamo aprirci al dolore e condividerlo. Forse il dolore non passerà ma  è possibile imparare a conviverci e ritrovare un significato a tutto. 

Voi lo avete letto? Che ne pensate?

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per aver letto questo articolo. Sapere la tua opinione mi aiuta a migliorare.