Bentrovati Viandanti! Oggi sono felice di accogliere nel mio Salotto Letterario Cristiano Ciardi che ha gentilmente accettato di parlare con noi del suo primo libro fantasy che ho recensito poco tempo fa sul blog.
Potete leggere la recensione QUI.
Ciao
Cristiano! Benvenuto nel salotto letterario del Portale Segreto! Ti
andrebbe di presentarti ai lettori del blog? Parlaci un po' di te...
Un
saluto a Tutti e un ringraziamento sincero a Reina, donna generosa e
di autentica passione
per la scrittura.
Dunque,
parlare di me....
Ho
43 anni, sposato con una moglie dolce e paziente, padre di due
magnifiche bambine, una terra a cui affido gran parte della mia
salute mentale, 10 pecore, 4 galline, un pony.
Il
mio passato di studi (e di vita) poco si addice a quanto attualmente
mi permette di vivere: scuole superiori presso la Ragioneria e Laurea
in Economia e Commercio. A metà della carriera universitaria riuscii
fortunatamente a capire che forse dovevo dare retta alla mia natura
e non al “trovare un lavoro”. Così mi girai un po' intorno e mi
capitò tra le mani un bando del Corpo Forestale; il caso ha sempre
un suo “motivo”: dopo 3 anni di attesa passati a lavorare come
ragioniere e a studiare per finire gli studi, entrai nella Forestale.
Gli
alberi e i boschi sono la mia passione, ormai da quando ho preso
coscienza di me. Il fresco della montagna, un pascolo verde, una
casetta in pietra e un gregge di pecore, magari un cavallo....non
chiederei niente altro. Confesso che sembra un paesaggio celtico,
eppure in Scozia o in Irlanda non sono mai stato, forse perchè la
tentazione di non ritornare verso sud sarebbe grande! Scherzi a
parte. Quasi una decina di anni fa ho acquistato finalmente un pezzo
di terra, la passione su cui poggia tutta la mia fantasia e, come ho
detto prima, ciò che mi permette di resistere a questo mondo così
“in corsa”.
Adesso
parliamo del tuo romanzo. Ti va di dirci qualcosa a riguardo? Di cosa
parla?
Il
libro racconta la trasformazione del Regno delle Madri, un Regno di
uomini (visto che siamo in ambiente fantasy mi sembra il caso di
specificare) con richiami ai Regni Nordici/celtici e anche alla
Grecia antica.
Lo
sfondo: una natura aggressiva, forte, che condiziona ogni essere
vivente, dispensatrice di gioia e dolore; l'uomo costretto a
modellare il proprio modo di vivere e la propria società per
convivere con questa forza immensa.
Il
romanzo si snoda intorno ad un personaggio principale, un uomo scelto
tra gli altri per guidare il popolo, descrivendo l'intreccio tra il
suo cammino interiore e ciò che avviene intorno a sé. Il Regno è
percorso da mutamenti profondi e al contempo sottili, ma che sono
distanti da ciò in cui il protagonista crede e che obbligheranno il
suo senso del dovere a confrontarsi con il proprio“sentire”.
Nella
storia del Regno ogni avvenimento e ogni scelta è condizionata da
questa esigenza di trovare un'armonia con la natura dominante: la
sacralità della donna e della sua capacità di procreare e di essere
fonte di maternità e di equilibrio; la cura verso i “Figli del
Regno”; l'esigenza di far emergere i migliori tra loro, per poter
trasmettere più forza ai discendenti; la convivenza tra le diverse
etnie che non sono altro che l'adattamento del genere umano
all'ambiente in cui è nato.
L'accento
è sempre mantenuto sulla ricerca di trovare con equilibrio e
rispetto, un posto tra gli esseri viventi.
“I
confini di Trisa” è la tua prima opera. Come è nata l'idea di
scriverlo? E come ti ha cambiato quest'avventura?
Potrei
dire che questo romanzo c’è sempre stato, anche se in modo
inconsapevole. Il primo indizio risale a vent’anni fa. L’ho
ricordato rivedendo un filmino di famiglia dove raccontavo a mio
fratello di una mappa che avevo disegnato e di una storia che avevo
iniziato a scrivere. Era la mappa di un’isola dove immaginavo
personaggi muoversi e vivere tragici avvenimenti.
Ma
poi la vita ti coinvolge e così quella mappa andò nel “baule
degli hobby tralasciati”. Naturalmente la mente viaggiava spesso in
altri luoghi; d'altra parte studiavo economia e lavoravo come
ragioniere, la mia testa cercava spesso e in ogni modo di
“respirare”.
Poi
una sera di 4 anni fa finalmente qualcosa è risorto.
Ricordo
esattamente il momento: ero seduto sul divano, pensavo a qualcosa di
poco reale come spesso mi accade, magari perchè particolarmente
colpito da un film e, d’un tratto, mi venne voglia di andare a
ritrovare quella mappa e quell’inizio di racconto. Lo lessi con
attenzione e, pian piano, si materializzò in me l’idea che quelle
poche pagine potevano far parte di una storia più grande, un’epopea
di un Regno. Scrissi il prologo, la parte più difficile di tutto il
romanzo e più volte rivista; poi, nelle sere successive, ridisegnai
la mappa. Una mappa più ampia, di un mondo in cui svolgere gli
eventi. Perché per me è importante “vedere” i luoghi dove i
personaggi agiscono e fanno evolvere la trama. La mappa è importante
quanto un personaggio, perché determina le azioni e la trama stessa
con il dovuto realismo. Se immagino un personaggio cavalcare in una
zona montuosa, ho bisogno di “vedere” in che periodo dell'anno e
in quale momento della giornata sta viaggiando, rapportando il tutto
rispetto al versante del monte, alla sua altitudine al tipo di
formazione rocciosa, etc. Un’immaginazione quasi ossessivamente
“visiva” che entra nei particolari e li disegna con pazienza.
Devo trovare un luogo realistico per far crescere la mia
immaginazione. E’ così che nascono le mie descrizioni, le mie
trame e i miei personaggi.
Devo
dire che concepire una storia e un mondo, scrivere un libro e
riuscire a vederlo in libreria, sono cose che non erano contemplate
nelle mie più alte aspirazioni. Diciamo che mi sono meravigliato di
me stesso e ne sono lieto, anzi contentissimo! Ora il mio prossimo
obiettivo è scrivere la seconda parte perchè il tempo e i
quotidiani impegni sono tiranni.
Perché
hai scelto di scrivere un fantasy? C'è un autore o un libro in
particolare che ti ha ispirato?
Non
l'ho scelto volutamente, diciamo che tutto quello che concepisco si
inserisce in un humus fantastico. Per me sarebbe difficile inserirlo
in un'epoca contemporanea o storicamente reale. Il mondo immaginato è
la mappa che ho disegnato, quei “tratti” sono il mio “reale”.
Invento avvenimenti, personaggi che, come molti mi hanno detto, sono
molto “poco fantasy”, ma li inserisco in un ambiente
completamente inventato. Ho bisogno di concepire luoghi e spazi
sganciati dalla realtà quotidiana, di essere libero di immaginare,
di trasfigurare l'esperienza reale, infatti i processi mentali dei
personaggi e le loro reazioni alle emozioni sono molto realistici .
E'
per questo forse che il libro è stato letto e apprezzato anche da
persone non vicine al mondo fantasy e credo sia la caratteristica che
può distinguere questo romanzo da altri.
Per
quanto riguarda l'ispirazione, come ho già detto, ho una
immaginazione molto visiva e quindi mi sono reso conto che la mia
mente trova ispirazione dalla potenza evocativa del cinema. I film
che adoro sono la mia principale fonte di ispirazione.
E
poi, naturalmente, la realtà.
I
personaggi sono ispirati a personaggi realmente esistenti o sono il
frutto della tua fantasia? Che rapporto hai con loro? E qual è il
tuo preferito?
Non
sono nato scrittore, ho scoperto il miracolo della scrittura e la sua
impagabile bellezza strada facendo. Così ho capito che i personaggi
nascono con un'idea ma poi prendono vita in modo quasi autonomo
diventando, nella tua immaginazione, entità a sé. La scrittura è
eccitante e sbalorditiva: scoprire di tendere per affinità più ad
un personaggio rispetto ad un altro; accorgersi, durante un dialogo,
di far emergere un aspetto del carattere rispetto ad un altro;
sentire che ognuno di loro ha parti di te stesso; sentire il
desiderio, attraverso un personaggio, di descriversi migliori.Questa
è la bellezza della scrittura, immaginare emozioni e vite diverse.
Nel
libro parli del rapporto tra l'uomo e la natura selvaggia soprattutto
attraverso l'incontro tra uomo e animale. Che ne pensi del modo di
vivere di oggi? Quanto è importante ritrovare le proprie radici
naturali?
Al giorno d'oggi, secondo me, stiamo vivendo
cercando di allontanare dalla nostra vita quotidiana l'interazione
con la natura. Io spesso rimango colpito dal comportamento di
genitori quando i figli provano ad interagire con qualche elemento
naturale; o del rapporto che hanno molti bambini con la terra e con
gli insetti che ci vivono dentro.
E'
come se l'uomo voglia essere estraneo all'ambiente, lo vuole usare,
lo vuole ammirare, guardare, ma da agente esterno. Non ne vuole
essere “toccato” o soprattutto “condizionato”, e abbia
completamente perso la capacità di adattare la sua vita al mutare
della natura. Ecco, questo “rapporto” ho provato a ribaltarlo.
Nel mio mondo l'uomo è fortemente soggetto alle intemperanze della
natura e se non è grado di adattarsi ne esce sconfitto. Volevo
esprimere questo, mi piaceva immaginare il modo umano sotto
pressione per vedere come evolveva dal punto di vista sociale e
pratico.
Quale
canzone e quale colore abbineresti al tuo romanzo?
Sicuramente
una musica celtica, davanti ad un fuoco, immersi nel ventre del
bosco.... in una radura, circondati da un “verde brillante di
pioggia”.
Solitamente
quali sono il momento e il luogo che preferisci per scrivere?
Non
è questione di preferenza purtroppo, ma di esigenza.
Gli
impegni sono tanti, mi trovo a scrivere quasi solo la sera e ho
dovuto abituarmi a rendere durante quelle ore serali.
È
stato difficile portare a termine questo libro? Cosa hai provato
quando hai scritto la parola "fine" alla tua storia?
Si
è stato difficile soprattutto far prevalere la fiducia dei momenti
migliori sullo sconforto sempre in agguato. Devo dire che spesso, a
darmi lo stimolo decisivo, sono state le pagine già scritte e i
personaggi e le emozioni che popolavano quelle pagine. Smettere di
scrivere nella testa di un narratore sembra un tradimento, nei loro
confronti e nei tuoi.
Quando
la sera riesci a ritagliarti tre ore per scrivere, sapendo che sono
le uniche disponibili fino al giorno dopo, i primi venti minuti sono
duri. Ti devi rilassare, entrare nella storia, nel personaggio,
nell'ambiente...insomma una gran fatica. Ma poi, una volta iniziato,
la scrittura è un miracolo: scrivi cose che fino ad un momento prima
non erano presenti in te e che affiorano con una naturalezza
sorprendente.
Effettivamente
vedere il mio libro esposto in libreria è stata un'emozione
indimenticabile anche perché, avendo scelto l'autopubblicazione,
quel punto di arrivo ( che poi è un altro inizio) è stato solo
frutto della costanza e della dedizione delle persone che hanno
creduto in me.
Come
ti senti all'idea di sapere che il tuo libro è in mano al pubblico?
Temi il giudizio dei lettori? Che ne pensi delle reazioni avute dai
tuoi primi lettori?
Il
mio “amico libraio”, a cui sono infinitamente grato, mi ha sempre
detto che, una volta sullo scaffale il libro “non ti appartiene
più”. In effetti devo dire che aveva ragione. Ogni lettore legge e
assimila dal libro le “sue” parole e le “sue” emozioni, e tu
scrittore non hai nessun controllo su questo.
“Temo”
non è la parola adatta; diciamo che alcune persone a cui tengo,
influenzano temporaneamente l'opinione su quanto fatto. Ma credo sia
una cosa normale.
I
primi lettori? Coloro che lo hanno letto lo hanno apprezzato molto,
in alcuni casi moltissimo. Quindi sembra che il problema sia
distribuirlo e non è certo una novità per chi conosce un pò
l'editoria.
C'è
un messaggio che vorresti mandare ai tuoi lettori?
Non
scrivo per mandare messaggi, non fa parte della mia personalità.
Mi
piacerebbe però che un lettore, camminando in una zona boscosa,
immaginasse di essere braccato dalle belve come accade nel Regno,
immaginasse la sua reazione di fronte al pericolo, si sentisse
emotivamente vicino ad uno dei miei personaggi, magari al suo
preferito, mentre vaga per le lande....Mi piacerebbe sapere che un
lettore, nello scorgere un capanno di pietra isolato dall'umano, in
mezzo al “tutto” che non è umano, pensasse di essere sui
Pascoli di Fela, vicini alla salvezza....
Questo
vorrei.
Hai
qualche consiglio da dare agli aspiranti scrittori? Ti va di
raccontarci come hai deciso di pubblicare su amazon?
Intanto
l'unico consiglio credibile è quello di scrivere: se si ha qualcosa
da dire o da raccontare, bisogna scrivere, scrivere e ancora
scrivere. Magari, se non abbiamo continuità nella motivazione,
bisogna augurarsi (ma questo dipende dalla fortuna) di trovare una
persona che si innamori del tuo progetto più di te. Questo sarà di
grande aiuto e uno sprone ad andare avanti.
A
tale proposito non posso non nominare una persona che ha “creduto
più di me” in quello che facevo: Elena Rapisardi, che ha seguito
il mio lavoro dalle prime righe fino alla stampa della locandina
della mia prima presentazione.
Pubblicare
su Amazon è stata una scelta diciamo concordata insieme a lei. Elena
ha realizzato anche il sito del libro, un ottimo sito!
(www.cristianociardi.com)
così da poter essere rintracciato facilmente sul web.
Per
la pubblicazione ho escluso le case editrici che pubblicano a fronte
di un “contributo” in denaro e scoprendo che potevo pubblicare
senza dipendere da nessuno e soprattutto gratuitamente, la scelta è
stata logica. Ma una volta arrivati alla pubblicazione devi
impegnarti di più nella ricerca di contatti e presentazioni, per
promuovere il lavoro. Per quanto riguarda un editor che potesse
“raffinare” il libro, questo effettivamente non lo ho avuto
(almeno in termini ufficiali) e mi sono affidato all'opinione di
alcuni pochi lettori, scelti per capacità, sensibilità e passione.
E
poi avevo decisamente voglia di far leggere quello che avevo creato!
Non potevo più tenerlo nascosto...
Qual
è il tuo libro o autore preferito?
Nel
fantasy, forse è inutile dirlo, è Tolkien. Diciamo che per un lungo
periodo della mia “esperienza fantasy” sono stato un Tolkeniano
puro, inteso nel senso letterario del termine, non associando alle
sue opere ideologie di parte che, a mio modesto parere,
contribuiscono solo a svilire il suo indiscutibile valore artistico,
poetico e creativo. Naturalmente ho letto altri libri del genere ma
il riferimento è decisamente Tolkien con una predilezione per il
Silmarillion e i Racconti Incompiuti.
Altri
autori? Direi sopra ogni altra cosa John Steinbeck, per me
insuperabile, Jack London e Dumas.
I
libri: cosa sono per te?
Per
rispondere a questa domanda devo per forza attingere dalla mia
personale visione sul perché scrivo.
Diciamo
che spesso mi rendo conto di essere fatto per un altro “tempo”,
un'altra epoca. Spesso le cose che desidero sono talmente distanti
dalla società attuale che, per realizzarle, dovrei seguire scelte
che mi porterebbero ad isolarmi dalla società stessa.
Non
ho fatto questo tipo di scelta, ma ho deciso di scrivere e di
raccontare questa realtà sognata. Quindi per me la scrittura credo
sia desiderio di evadere.
Hai
altri progetti letterari in futuro? Puoi darci qualche anticipazione?
Uno
su tutti: scrivere il secondo volume e farlo senza far aspettare anni
coloro che, con così tanta passione, hanno letto e si sono
innamorati dei miei personaggi.
So
che oltre a scrivere crei dei bellissimi lavori sul legno. Come è
nata questa passione? Ti va di mostrarci qualche lavoro?
E'
una delle mie passioni più vecchie. Avevo un amico, un vero artista,
che lavorava il legno per passione; osservandolo mi è cresciuto il
desiderio di creare qualcosa. Niente in confronto alla bellezza dei
suoi lavori, ma comunque è una cosa mi ha sempre dato soddisfazione.
Per i curiosi esiste un sito: www.skudde.org
in cui alcuni lavori sono esposti.
Hai
altro da aggiungere per i lettori del Portale Segreto?
Facile:
leggete il libro.
Ti
ringrazio per avermi dedicato un po' del tuo tempo, sono felice di
aver avuto l'occasione di ospitarti nel mio salotto per fare quattro
chiacchiere insieme!
Bella intervista!!
RispondiEliminaNon avevo mai sentito parlare di questo autore e del suo libro, ma mi avete incuriosita!!!
Se vuoi puoi leggere la recensione che ho scritto sul blog :D Per qualunque domanda come sempre chiedi pure ^^
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