17 ottobre 2013

# Interviste # Salotto Letterario

Intervista a Cristiano Ciardi

Bentrovati Viandanti! Oggi sono felice di accogliere nel mio Salotto Letterario Cristiano Ciardi che ha gentilmente accettato di parlare con noi del suo primo libro fantasy che ho recensito poco tempo fa sul blog.
Potete leggere la recensione QUI.



Ciao Cristiano! Benvenuto nel salotto letterario del Portale Segreto! Ti andrebbe di presentarti ai lettori del blog? Parlaci un po' di te...

Un saluto a Tutti e un ringraziamento sincero a Reina, donna generosa e di autentica passione per la scrittura.
Dunque, parlare di me....
Ho 43 anni, sposato con una moglie dolce e paziente, padre di due magnifiche bambine, una terra a cui affido gran parte della mia salute mentale, 10 pecore, 4 galline, un pony.
Il mio passato di studi (e di vita) poco si addice a quanto attualmente mi permette di vivere: scuole superiori presso la Ragioneria e Laurea in Economia e Commercio. A metà della carriera universitaria riuscii fortunatamente a capire che forse dovevo dare retta alla mia natura e non al “trovare un lavoro”. Così mi girai un po' intorno e mi capitò tra le mani un bando del Corpo Forestale; il caso ha sempre un suo “motivo”: dopo 3 anni di attesa passati a lavorare come ragioniere e a studiare per finire gli studi, entrai nella Forestale.
Gli alberi e i boschi sono la mia passione, ormai da quando ho preso coscienza di me. Il fresco della montagna, un pascolo verde, una casetta in pietra e un gregge di pecore, magari un cavallo....non chiederei niente altro. Confesso che sembra un paesaggio celtico, eppure in Scozia o in Irlanda non sono mai stato, forse perchè la tentazione di non ritornare verso sud sarebbe grande! Scherzi a parte. Quasi una decina di anni fa ho acquistato finalmente un pezzo di terra, la passione su cui poggia tutta la mia fantasia e, come ho detto prima, ciò che mi permette di resistere a questo mondo così “in corsa”.

Adesso parliamo del tuo romanzo. Ti va di dirci qualcosa a riguardo? Di cosa parla?

Il libro racconta la trasformazione del Regno delle Madri, un Regno di uomini (visto che siamo in ambiente fantasy mi sembra il caso di specificare) con richiami ai Regni Nordici/celtici e anche alla Grecia antica.
Lo sfondo: una natura aggressiva, forte, che condiziona ogni essere vivente, dispensatrice di gioia e dolore; l'uomo costretto a modellare il proprio modo di vivere e la propria società per convivere con questa forza immensa.
Il romanzo si snoda intorno ad un personaggio principale, un uomo scelto tra gli altri per guidare il popolo, descrivendo l'intreccio tra il suo cammino interiore e ciò che avviene intorno a sé. Il Regno è percorso da mutamenti profondi e al contempo sottili, ma che sono distanti da ciò in cui il protagonista crede e che obbligheranno il suo senso del dovere a confrontarsi con il proprio“sentire”.
Nella storia del Regno ogni avvenimento e ogni scelta è condizionata da questa esigenza di trovare un'armonia con la natura dominante: la sacralità della donna e della sua capacità di procreare e di essere fonte di maternità e di equilibrio; la cura verso i “Figli del Regno”; l'esigenza di far emergere i migliori tra loro, per poter trasmettere più forza ai discendenti; la convivenza tra le diverse etnie che non sono altro che l'adattamento del genere umano all'ambiente in cui è nato.
L'accento è sempre mantenuto sulla ricerca di trovare con equilibrio e rispetto, un posto tra gli esseri viventi.


I confini di Trisa” è la tua prima opera. Come è nata l'idea di scriverlo? E come ti ha cambiato quest'avventura?
Potrei dire che questo romanzo c’è sempre stato, anche se in modo inconsapevole. Il primo indizio risale a vent’anni fa. L’ho ricordato rivedendo un filmino di famiglia dove raccontavo a mio fratello di una mappa che avevo disegnato e di una storia che avevo iniziato a scrivere. Era la mappa di un’isola dove immaginavo personaggi muoversi e vivere tragici avvenimenti.
Ma poi la vita ti coinvolge e così quella mappa andò nel “baule degli hobby tralasciati”. Naturalmente la mente viaggiava spesso in altri luoghi; d'altra parte studiavo economia e lavoravo come ragioniere, la mia testa cercava spesso e in ogni modo di “respirare”.
Poi una sera di 4 anni fa finalmente qualcosa è risorto.
Ricordo esattamente il momento: ero seduto sul divano, pensavo a qualcosa di poco reale come spesso mi accade, magari perchè particolarmente colpito da un film e, d’un tratto, mi venne voglia di andare a ritrovare quella mappa e quell’inizio di racconto. Lo lessi con attenzione e, pian piano, si materializzò in me l’idea che quelle poche pagine potevano far parte di una storia più grande, un’epopea di un Regno. Scrissi il prologo, la parte più difficile di tutto il romanzo e più volte rivista; poi, nelle sere successive, ridisegnai la mappa. Una mappa più ampia, di un mondo in cui svolgere gli eventi. Perché per me è importante “vedere” i luoghi dove i personaggi agiscono e fanno evolvere la trama. La mappa è importante quanto un personaggio, perché determina le azioni e la trama stessa con il dovuto realismo. Se immagino un personaggio cavalcare in una zona montuosa, ho bisogno di “vedere” in che periodo dell'anno e in quale momento della giornata sta viaggiando, rapportando il tutto rispetto al versante del monte, alla sua altitudine al tipo di formazione rocciosa, etc. Un’immaginazione quasi ossessivamente “visiva” che entra nei particolari e li disegna con pazienza. Devo trovare un luogo realistico per far crescere la mia immaginazione. E’ così che nascono le mie descrizioni, le mie trame e i miei personaggi.
Devo dire che concepire una storia e un mondo, scrivere un libro e riuscire a vederlo in libreria, sono cose che non erano contemplate nelle mie più alte aspirazioni. Diciamo che mi sono meravigliato di me stesso e ne sono lieto, anzi contentissimo! Ora il mio prossimo obiettivo è scrivere la seconda parte perchè il tempo e i quotidiani impegni sono tiranni.

Perché hai scelto di scrivere un fantasy? C'è un autore o un libro in particolare che ti ha ispirato?
Non l'ho scelto volutamente, diciamo che tutto quello che concepisco si inserisce in un humus fantastico. Per me sarebbe difficile inserirlo in un'epoca contemporanea o storicamente reale. Il mondo immaginato è la mappa che ho disegnato, quei “tratti” sono il mio “reale”. Invento avvenimenti, personaggi che, come molti mi hanno detto, sono molto “poco fantasy”, ma li inserisco in un ambiente completamente inventato. Ho bisogno di concepire luoghi e spazi sganciati dalla realtà quotidiana, di essere libero di immaginare, di trasfigurare l'esperienza reale, infatti i processi mentali dei personaggi e le loro reazioni alle emozioni sono molto realistici .
E' per questo forse che il libro è stato letto e apprezzato anche da persone non vicine al mondo fantasy e credo sia la caratteristica che può distinguere questo romanzo da altri.
Per quanto riguarda l'ispirazione, come ho già detto, ho una immaginazione molto visiva e quindi mi sono reso conto che la mia mente trova ispirazione dalla potenza evocativa del cinema. I film che adoro sono la mia principale fonte di ispirazione.
E poi, naturalmente, la realtà.

I personaggi sono ispirati a personaggi realmente esistenti o sono il frutto della tua fantasia? Che rapporto hai con loro? E qual è il tuo preferito?
Non sono nato scrittore, ho scoperto il miracolo della scrittura e la sua impagabile bellezza strada facendo. Così ho capito che i personaggi nascono con un'idea ma poi prendono vita in modo quasi autonomo diventando, nella tua immaginazione, entità a sé. La scrittura è eccitante e sbalorditiva: scoprire di tendere per affinità più ad un personaggio rispetto ad un altro; accorgersi, durante un dialogo, di far emergere un aspetto del carattere rispetto ad un altro; sentire che ognuno di loro ha parti di te stesso; sentire il desiderio, attraverso un personaggio, di descriversi migliori.Questa è la bellezza della scrittura, immaginare emozioni e vite diverse.

Nel libro parli del rapporto tra l'uomo e la natura selvaggia soprattutto attraverso l'incontro tra uomo e animale. Che ne pensi del modo di vivere di oggi? Quanto è importante ritrovare le proprie radici naturali?
    Al giorno d'oggi, secondo me, stiamo vivendo cercando di allontanare dalla nostra vita quotidiana l'interazione con la natura. Io spesso rimango colpito dal comportamento di genitori quando i figli provano ad interagire con qualche elemento naturale; o del rapporto che hanno molti bambini con la terra e con gli insetti che ci vivono dentro.
    E' come se l'uomo voglia essere estraneo all'ambiente, lo vuole usare, lo vuole ammirare, guardare, ma da agente esterno. Non ne vuole essere “toccato” o soprattutto “condizionato”, e abbia completamente perso la capacità di adattare la sua vita al mutare della natura. Ecco, questo “rapporto” ho provato a ribaltarlo. Nel mio mondo l'uomo è fortemente soggetto alle intemperanze della natura e se non è grado di adattarsi ne esce sconfitto. Volevo esprimere questo, mi piaceva immaginare il modo umano sotto pressione per vedere come evolveva dal punto di vista sociale e pratico.

Quale canzone e quale colore abbineresti al tuo romanzo?
Sicuramente una musica celtica, davanti ad un fuoco, immersi nel ventre del bosco.... in una radura, circondati da un “verde brillante di pioggia”.

Solitamente quali sono il momento e il luogo che preferisci per scrivere?
Non è questione di preferenza purtroppo, ma di esigenza.
Gli impegni sono tanti, mi trovo a scrivere quasi solo la sera e ho dovuto abituarmi a rendere durante quelle ore serali.

È stato difficile portare a termine questo libro? Cosa hai provato quando hai scritto la parola "fine" alla tua storia?
Si è stato difficile soprattutto far prevalere la fiducia dei momenti migliori sullo sconforto sempre in agguato. Devo dire che spesso, a darmi lo stimolo decisivo, sono state le pagine già scritte e i personaggi e le emozioni che popolavano quelle pagine. Smettere di scrivere nella testa di un narratore sembra un tradimento, nei loro confronti e nei tuoi.
Quando la sera riesci a ritagliarti tre ore per scrivere, sapendo che sono le uniche disponibili fino al giorno dopo, i primi venti minuti sono duri. Ti devi rilassare, entrare nella storia, nel personaggio, nell'ambiente...insomma una gran fatica. Ma poi, una volta iniziato, la scrittura è un miracolo: scrivi cose che fino ad un momento prima non erano presenti in te e che affiorano con una naturalezza sorprendente.
Effettivamente vedere il mio libro esposto in libreria è stata un'emozione indimenticabile anche perché, avendo scelto l'autopubblicazione, quel punto di arrivo ( che poi è un altro inizio) è stato solo frutto della costanza e della dedizione delle persone che hanno creduto in me.

Come ti senti all'idea di sapere che il tuo libro è in mano al pubblico? Temi il giudizio dei lettori? Che ne pensi delle reazioni avute dai tuoi primi lettori?
Il mio “amico libraio”, a cui sono infinitamente grato, mi ha sempre detto che, una volta sullo scaffale il libro “non ti appartiene più”. In effetti devo dire che aveva ragione. Ogni lettore legge e assimila dal libro le “sue” parole e le “sue” emozioni, e tu scrittore non hai nessun controllo su questo.
Temo” non è la parola adatta; diciamo che alcune persone a cui tengo, influenzano temporaneamente l'opinione su quanto fatto. Ma credo sia una cosa normale.
I primi lettori? Coloro che lo hanno letto lo hanno apprezzato molto, in alcuni casi moltissimo. Quindi sembra che il problema sia distribuirlo e non è certo una novità per chi conosce un pò l'editoria.
C'è un messaggio che vorresti mandare ai tuoi lettori?
Non scrivo per mandare messaggi, non fa parte della mia personalità.
Mi piacerebbe però che un lettore, camminando in una zona boscosa, immaginasse di essere braccato dalle belve come accade nel Regno, immaginasse la sua reazione di fronte al pericolo, si sentisse emotivamente vicino ad uno dei miei personaggi, magari al suo preferito, mentre vaga per le lande....Mi piacerebbe sapere che un lettore, nello scorgere un capanno di pietra isolato dall'umano, in mezzo al “tutto” che non è umano, pensasse di essere sui Pascoli di Fela, vicini alla salvezza....
Questo vorrei.


Hai qualche consiglio da dare agli aspiranti scrittori? Ti va di raccontarci come hai deciso di pubblicare su amazon?
Intanto l'unico consiglio credibile è quello di scrivere: se si ha qualcosa da dire o da raccontare, bisogna scrivere, scrivere e ancora scrivere. Magari, se non abbiamo continuità nella motivazione, bisogna augurarsi (ma questo dipende dalla fortuna) di trovare una persona che si innamori del tuo progetto più di te. Questo sarà di grande aiuto e uno sprone ad andare avanti.
A tale proposito non posso non nominare una persona che ha “creduto più di me” in quello che facevo: Elena Rapisardi, che ha seguito il mio lavoro dalle prime righe fino alla stampa della locandina della mia prima presentazione.
Pubblicare su Amazon è stata una scelta diciamo concordata insieme a lei. Elena ha realizzato anche il sito del libro, un ottimo sito! (www.cristianociardi.com) così da poter essere rintracciato facilmente sul web.
Per la pubblicazione ho escluso le case editrici che pubblicano a fronte di un “contributo” in denaro e scoprendo che potevo pubblicare senza dipendere da nessuno e soprattutto gratuitamente, la scelta è stata logica. Ma una volta arrivati alla pubblicazione devi impegnarti di più nella ricerca di contatti e presentazioni, per promuovere il lavoro. Per quanto riguarda un editor che potesse “raffinare” il libro, questo effettivamente non lo ho avuto (almeno in termini ufficiali) e mi sono affidato all'opinione di alcuni pochi lettori, scelti per capacità, sensibilità e passione.
E poi avevo decisamente voglia di far leggere quello che avevo creato! Non potevo più tenerlo nascosto...


Qual è il tuo libro o autore preferito?
Nel fantasy, forse è inutile dirlo, è Tolkien. Diciamo che per un lungo periodo della mia “esperienza fantasy” sono stato un Tolkeniano puro, inteso nel senso letterario del termine, non associando alle sue opere ideologie di parte che, a mio modesto parere, contribuiscono solo a svilire il suo indiscutibile valore artistico, poetico e creativo. Naturalmente ho letto altri libri del genere ma il riferimento è decisamente Tolkien con una predilezione per il Silmarillion e i Racconti Incompiuti.
Altri autori? Direi sopra ogni altra cosa John Steinbeck, per me insuperabile, Jack London e Dumas.

I libri: cosa sono per te?
Per rispondere a questa domanda devo per forza attingere dalla mia personale visione sul perché scrivo.
Diciamo che spesso mi rendo conto di essere fatto per un altro “tempo”, un'altra epoca. Spesso le cose che desidero sono talmente distanti dalla società attuale che, per realizzarle, dovrei seguire scelte che mi porterebbero ad isolarmi dalla società stessa.
Non ho fatto questo tipo di scelta, ma ho deciso di scrivere e di raccontare questa realtà sognata. Quindi per me la scrittura credo sia desiderio di evadere.


Hai altri progetti letterari in futuro? Puoi darci qualche anticipazione?
Uno su tutti: scrivere il secondo volume e farlo senza far aspettare anni coloro che, con così tanta passione, hanno letto e si sono innamorati dei miei personaggi.

So che oltre a scrivere crei dei bellissimi lavori sul legno. Come è nata questa passione? Ti va di mostrarci qualche lavoro?
E' una delle mie passioni più vecchie. Avevo un amico, un vero artista, che lavorava il legno per passione; osservandolo mi è cresciuto il desiderio di creare qualcosa. Niente in confronto alla bellezza dei suoi lavori, ma comunque è una cosa mi ha sempre dato soddisfazione. Per i curiosi esiste un sito: www.skudde.org in cui alcuni lavori sono esposti.

Hai altro da aggiungere per i lettori del Portale Segreto?
Facile: leggete il libro.


Ti ringrazio per avermi dedicato un po' del tuo tempo, sono felice di aver avuto l'occasione di ospitarti nel mio salotto per fare quattro chiacchiere insieme!



2 commenti:

  1. Bella intervista!!
    Non avevo mai sentito parlare di questo autore e del suo libro, ma mi avete incuriosita!!!

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  2. Se vuoi puoi leggere la recensione che ho scritto sul blog :D Per qualunque domanda come sempre chiedi pure ^^

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