Come ormai sapete in questo periodo sono immersa in una lettura che odio e che per questo motivo mi porto avanti lentamente. Anche Soldados de Salamina è stata una lettura obbligata e poco piacevole. Il libro l'ho letto in lingua originale, ma ho messo la trama in italiano.
Titolo: Soldados de Salamina
Autore: Javier Cercas
Autore: Javier Cercas
Editore: Tusquets Editor
Pagine: 210
Prezzo: 7,90 €
Data di uscita: 2007
Prezzo: 7,90 €
Data di uscita: 2007
Trama: (tratta dall'edizione Guanda): Sul finire della guerra civile spagnola le truppe repubblicane si dirigono verso la frontiera francese. Al loro interno matura la decisione di fucilare un gruppo di franchisti. In un bosco si consuma la fucilazione collettiva. Tra i prigionieri c'è Rafael Sanchez Mazas, fondatore e ideologo della Falange, uno dei responsabili diretti del conflitto fraticida, che riesce però a sfuggire e salvarsi. Inseguito, viene scoperto e riconosciuto da un miliziano che, all'ultimo momento, decide di risparmiarlo. "Soldati di Salamina" presenta al tempo stesso una dettagliata ricostruzione storica e la scoperta di un eroe dimenticato.
RECENSIONE: Amando i libri storici, avevo buone aspettative per questo romanzo. Perché credevo che fosse appunto un romanzo basato sui fatti storici, ma non è così. Si tratta di una semplice accozzaglia di pensieri e confessioni dello scrittore e del racconto su come è arrivato a scoprire la storia che ha deciso di raccontare e che invece si limita a poche pagine centrali. Oltretutto la storia di Sanchez Mazas è raccontata come un lunghissimo articolo di giornale in cui tutto è inserito in maniera confusa e spesso contraddittoria facendoti perdere interesse per tutto ciò che riguarda questo personaggio.
Quello che doveva essere un appassionante ritratto storico, si è rivelato un triste diario di un giornalista fallito sia nella vita che nel lavoro.
Il libro si divide in tre parti. La prima parte, che a mio parere poteva essere riassunta in poche pagine destinate ad una prefazione, si limitano a raccontare come è nata nell'autore l'idea di scrivere questo libro su Sanchez Mazas. Quindi dopo lunghi discorsi in cui nomina tutte le persone contattate per capire cosa è davvero successo durante la fucilazione collettiva da cui Sanchez Mazas è riuscito a fuggire e dopo aver spiegato nei minimi dettagli la sua frustrazione di scrittore mancato e la sua relazione con una attrice bella ma ignorante, si passa finalmente alla storia di Sanchez Mazas.
Questa seconda e breve parte del libro, narra in maniera confusionaria e tirata via, quasi fosse una relazione scolastica su ciò che si è appena studiato, la vita di Sanchez Mazas, descrivendola senza un coerente ordine cronologico. Ho avuto la sensazione che fosse quasi causale, che andasse a seconda di ciò che ricordava sul momento, senza un piano preciso. Inoltre più che un racconto è un ragionamento a voce alta piena di congetture che si contraddicono tra loro su ciò che può essere o non essere accaduto a seconda di chi lo ha raccontato.
Messa in questo modo, la storia della fucilazione, della grazia di un soldato e successivamente della fuga nei boschi, perde tutta la sua bellezza.
La terza e ultima parte forse è quella che ho apprezzato di più perché il racconto è quasi completamente raccontato con le parole di un soldato che l'autore decide di andare a cercare per scoprire se era lui il soldato che ha salvato Sanchez Mazas dalla fucilazione. Il tono torna come nel primo capitolo, l'autore si ritrova a raccontare nei dettagli come gli è venuta questa idea, come mai alla fine ha scritto il libro e i suoi desideri di gloria. Ho però apprezzato l'incontro con l'anziano e le sue parole riportate dall'autore.
Il finale è impostato su una ricerca fallita di epicità che risulta inefficiente.
Come avrete capito questo libro mi ha lasciata insoddisfatta. L'ho letto lentamente e con poco entusiasmo, nonostante (o forse a causa) del mio iniziale desiderio di leggerlo.
Forse è colpa mia e delle mie aspettative tradite, forse non ho capito l'intento dell'autore, però non mi è piaciuto. Se avesse scritto un romanzo con una breve prefazione o postfazione finale in cui raccontava brevemente la sua personale storia di come è arrivato a scrivere il libro, invece di rendere questo il tema principale, forse lo avrei apprezzato davvero.
Viene spacciato per un libro su un personaggio storico, mentre in realtà non è altro che una lunga confessione di un giornalista in cerca di gloria.
A me personalmente non ha convinto, ma potrebbe comunque essere un libro interessante se non vi aspettate troppo.
Quello che doveva essere un appassionante ritratto storico, si è rivelato un triste diario di un giornalista fallito sia nella vita che nel lavoro.
Il libro si divide in tre parti. La prima parte, che a mio parere poteva essere riassunta in poche pagine destinate ad una prefazione, si limitano a raccontare come è nata nell'autore l'idea di scrivere questo libro su Sanchez Mazas. Quindi dopo lunghi discorsi in cui nomina tutte le persone contattate per capire cosa è davvero successo durante la fucilazione collettiva da cui Sanchez Mazas è riuscito a fuggire e dopo aver spiegato nei minimi dettagli la sua frustrazione di scrittore mancato e la sua relazione con una attrice bella ma ignorante, si passa finalmente alla storia di Sanchez Mazas.
Questa seconda e breve parte del libro, narra in maniera confusionaria e tirata via, quasi fosse una relazione scolastica su ciò che si è appena studiato, la vita di Sanchez Mazas, descrivendola senza un coerente ordine cronologico. Ho avuto la sensazione che fosse quasi causale, che andasse a seconda di ciò che ricordava sul momento, senza un piano preciso. Inoltre più che un racconto è un ragionamento a voce alta piena di congetture che si contraddicono tra loro su ciò che può essere o non essere accaduto a seconda di chi lo ha raccontato.
Messa in questo modo, la storia della fucilazione, della grazia di un soldato e successivamente della fuga nei boschi, perde tutta la sua bellezza.
La terza e ultima parte forse è quella che ho apprezzato di più perché il racconto è quasi completamente raccontato con le parole di un soldato che l'autore decide di andare a cercare per scoprire se era lui il soldato che ha salvato Sanchez Mazas dalla fucilazione. Il tono torna come nel primo capitolo, l'autore si ritrova a raccontare nei dettagli come gli è venuta questa idea, come mai alla fine ha scritto il libro e i suoi desideri di gloria. Ho però apprezzato l'incontro con l'anziano e le sue parole riportate dall'autore.
Il finale è impostato su una ricerca fallita di epicità che risulta inefficiente.
Come avrete capito questo libro mi ha lasciata insoddisfatta. L'ho letto lentamente e con poco entusiasmo, nonostante (o forse a causa) del mio iniziale desiderio di leggerlo.
Forse è colpa mia e delle mie aspettative tradite, forse non ho capito l'intento dell'autore, però non mi è piaciuto. Se avesse scritto un romanzo con una breve prefazione o postfazione finale in cui raccontava brevemente la sua personale storia di come è arrivato a scrivere il libro, invece di rendere questo il tema principale, forse lo avrei apprezzato davvero.
Viene spacciato per un libro su un personaggio storico, mentre in realtà non è altro che una lunga confessione di un giornalista in cerca di gloria.
A me personalmente non ha convinto, ma potrebbe comunque essere un libro interessante se non vi aspettate troppo.
COSIGLI DI LETTURA DEL PORTALE:
UMORE: disilluso
COLORE: ocra
CLIMA E AMBIENTE: una mattina di nebbia
Voi lo avete letto? Che ne pensate?
Il giornalista fallito è uno dei più importanti scrittori spagnoli. Si legga cosa ha scritto su questo libro il Nobel Mario Vargas Llosa: https://elpais.com/diario/2001/09/03/opinion/999468046_850215.html
RispondiEliminaSi conosco la storia di Cercas e ho letto l'opinione di Vargas Llosa (tra l'altro autore che apprezzo particolarmente), tuttavia rimane il fatto che questo libro non mi sia piaciuto.
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