“Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato dalla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra.” Così scrive Oriana Fallaci nel suo famoso libro “Lettera a un bambino mai nato”, un monologo drammatico che parla di amore, vita, famiglia e aborto. E proprio in questi giorni il tema dell'aborto torna ad accendere gli animi di politici e cittadini. Il 26 Novembre, infatti, la commissione Sanità del Senato ha approvato, a maggioranza, il documento finale dell'indagine conoscitiva sulla pillola abortiva presentato dal presidente e relatore Antonio Tomassini. Lo stop alla messa in commercio della RU486 è motivato dai troppi punti oscuri sugli effetti prodotti dall'assunzione del farmaco per la salute della donna.
Troppe poche e vaghe sono le informazioni che circolano su questo nuovo farmaco e viene fatto credere alle donne che l'aborto farmacologico sia una semplice e veloce soluzione al “problema” banalizzando l'aborto come se fosse una passeggiata. Credo che sia importante informare adeguatamente le donne che si trovano a dover affrontare una situazione difficile come l'interruzione volontaria della gravidanza.
L'aborto farmacologico consiste nell'assunzione di due farmaci: il Mifepristone che interrompe la gravidanza bloccando la sintesi dell'ormone progesterone, responsabile dello sviluppo del feto e la Prostalgina, somministrata due giorni dopo, che provoca contrazioni uterine e la conseguente espulsione del feto. Dopo le assunzioni di questi farmaci rimane solo l'attesa dell'espulsione del feto. Circa due settimane dopo è necessario fare un controllo per verificare l'effettiva espulsione totale, in caso contrario sarà necessario un asporto chirurgico.
Solitamente dopo la somministrazione dei farmaci si hanno dei crampi addominali poco più dolorosi di quelli mestruali e dovrebbero cessare in pochi giorni. In caso contrario saranno somministrati degli antidolorifici. Dopo l'espulsione del feto ci saranno delle perdite di sangue più abbondanti di una mestruazione e dureranno nove o più giorni. L'assunzione di Prostalgina può provocare nausea e diarrea passeggeri.
Non bisogna però pensare che il metodo farmacologico sia necessariamente migliore di quello chirurgico solo perché è meno invasivo, ognuno ha i suoi pro e contro e spetta solo alla donna che ha intenzione di abortire di decidere quello che è meglio per lei. E' importante che la donna che si avvicina a questa scelta si informi sulle diverse procedure che sono entrambe sicure ed efficaci. Infatti le differenze non sono molte ed è giusto prenderle brevemente in esame.
- L'aborto farmacologico può essere effettuato entro la settima settimana, mentre quello chirurgico dalla settima settimana ed entro la dodicesima.
- Se effettuata sotto narcosi, l'interruzione volontaria della gravidanza, può non essere vissuta coscientemente con il metodo chirurgico, mentre quello farmacologico è sempre vissuto coscientemente, soprattutto nel periodo dell'attesa dell'espulsione.
- Le perdite e i dolori dovuti all'interruzione della gravidanza sono molto più intensi e prolungati nel metodo farmacologico, mentre in quello chirurgico si subisce un'operazione.
- L'operazione è pianificata e dura venti minuti mentre con il farmaco c'è un'attesa di completamento di due settimane.
La messa in commercio della RU486 da parte dell'Aifa, nonostante sia già utilizzata da diverso tempo in molti paesi europei, ha scatenato una serie di reazioni contrapposte riattualizzando il tema dell'aborto.
La pillola abortiva deresponsabilizza i medici, che lasciano le donne a se stesse, senza un sostegno fisico né psicologico. I racconti delle interruzioni di gravidanza parlano tutti di una grande solitudine e un pesante senso di vuoto e di perdita irreparabile.
Carlucci, parlamentare del Pdl, parla di “aborto fai da te” mentre l'aborto è una scelta delicata e ogni donna che si ritrova a farlo deve essere assistita e curata. E' importante che esso sia effettuato in ospedale, sotto controllo medico e supporto psicologico, in accordo con la legge 194.
C'è un eccessivo accanimento politico sul dibattito della RU486 e questa situazione, come afferma il centro di ateneo di bioetica dell'Università Cattolica, diretto dal professor Adriano Pessina, “pone in evidenza la necessità che la moratoria sull'aborto volontario si trasformi concretamente nell'opera di rimozione delle cause che lo permettono. Oggi, tra queste cause, la più rilevante non sembra essere quella economica, ma quella culturale, che ha portato al disimpegno della società, alla scomparsa della figura e della corresponsabilità paterna, che ha accettato una linea di indifferenza che di fatto conduce alla solitudine esistenziale delle madri che decidono di abortire".
La cosa più importante non è schierarsi con o contro la pillola abortiva o l'interruzione volontaria della gravidanza, ma concentrarsi sull'educazione sessuale, etica, morale e sentimentale dei giovani.
Dobbiamo batterci per l'informazione e l'assistenza prima di ogni altra cosa.
Il vero problema riguardo la RU486 non è tanto se sia giusto o meno metterla in commercio, ma come essa verrà utilizzata e perché. E' fondamentale che l'uso del farmaco sia strettamente controllato perché essendo un metodo semplice c'è il rischio di prenderlo alla leggera mentre si tratta comunque di un aborto e quindi di una situazione pesante sia fisicamente che psicologicamente. E una pillola non lo renderà meno traumatico. Purtroppo rischiamo un aumento di aborti illegali fatti in casa a causa di dottori incompetenti con gravi rischi per le madri che incoscientemente non si fanno seguire.
Basterebbe che le persone fossero più serie e affidabili e non ci sarebbero tutti questi problemi, ognuno potrebbe scegliere secondo coscienza.
Ma l'aborto, oggi, viene preso fin troppo alla leggera e la messa in commercio della RU486 rischia di alimentare questa tendenza.
Le donne gridano il diritto alla libertà di scegliere ma quella povera creatura che portano in grembo e che non ha nessuna colpa viene uccisa senza che nessuno si sia preoccupato di quello che poteva volere. Chi dà il diritto di decidere della vita degli altri?
Non voglio fare una crociata contro l'aborto, ognuno è libero di decidere per sé. Però se una donna decide di abortire è doveroso che prenda coscienza di ciò che sta facendo, senza trovare scorciatoie egoistiche per facilitare la loro scelta. L'affermazione che prima dei tre mesi non è vita è solo una scusa per alleggerire la coscienza. Vedendo le immagini di un feto di un mese ti rendi conto che anche se minuscolo il tuo bambino esiste già e lotta per la vita.
Credo che la giustificazione che molti usano di essere giovani e di non avere il giusto sostegno economico e quindi decidono di abortire “per il bene del bambino” sia da ipocriti. Cos'è realmente importante per una persona? Dargli la possibilità di vivere o ucciderla per un attaccamento al consumismo?
Andate qualche giorno in un orfanotrofio in Romania o in Russia ed osservate quei poveri bambini soli, senza amore né cure, senza giocattoli e con pochi vestiti. Vedrete quanto amore per la vita vi trasmetteranno.
Sono pochi i veri casi di problemi economici e al giorno d'oggi ci sono moltissimi aiuti per le ragazze madri in difficoltà. Basta rivolgersi ai Servizi Sociali del Comune di Residenza e Provincia o ad associazioni di aiuto (ce ne sono moltissime in tutta Italia) come ad esempio la Comunità Papa Giovanni XXIII. Ogni donna ha diritto ad assistenza fisica e psicologica, ad una sistemazione in una casa famiglia durante e dopo la gravidanza, un sussidio economico dopo la nascita e facilitazioni per inserire il bambino in un asilo nido.
In alternativa c'è sempre la possibilità dell'adozione. Chiunque può partorire in anonimato senza riconoscere il figlio.
Tra le molte testimonianze che ho letto e udito, quasi tutte di rimorso, dolore e solitudine, mi hanno colpito quelle di ragazze che si sono sentite costrette ad interrompere la gravidanza contro il loro volere, chi per paura di farlo sapere ai genitori e chi perché obbligate dalla famiglia o dal fidanzato.
La legge tutela le donne e vieta a chiunque di imporre l'aborto ad una donna che non lo desidera, non importa se maggiorenni o minorenni. Una madre, di qualunque età, ha libertà di scelta. Ricordate che l'aborto è un'azione irreversibile che vi accompagnerà tutta la vita.
I casi peggiori che mi hanno sconvolto sono quelli in cui le donne, spesso sposate o con altri figli, che decidono di abortire solo per andare in vacanza o perché incinte dell'amante. E succede più spesso di quanto si pensi.
Un esempio concreto si può trovare anche nell'autobiografia di Valeria Marini “Lezioni intime”. La famosa Showgirl ammette di aver abortito tre volte nel corso della sua vita, senza dare mai spiegazioni molto valide. La prima a quattordici anni, quando era rimasta incinta di un trentenne. Dopo questa esperienza avrebbe dovuto fare più attenzione ma le seguenti due gravidanze inaspettate erano frutto dell'amore tra lei e Vittorio Cecchi Gori. “Da un mese non avevo il ciclo ed ero certa di essere finalmente incinta, ma una sera, dopo l’ennesima lite, ho avuto una tremenda emorragia. Non mi sono neanche fatta ricoverare. Quando poi è nuovamente accaduto ero disposta a qualsiasi sacrificio, ma quando ho dato la notizia a Vittorio, la sua risposta è stata: 'E come facciamo ad andare in barca?'”… E così per questa banale ed insignificante motivazione ha abortito, nonostante affermi che desideri ancora ardentemente un figlio.
E di casi simili purtroppo ce ne sono molti.
Io penso che se una ragazza decide di essere pronta per andare a letto con il suo fidanzato allora deve essere anche abbastanza matura da prendersi la responsabilità delle sue azioni.
Oggi è pieno di contraccettivi di ogni tipo e in Italia abbondano i consultori adolescenziali in cui ginecologi, ostetriche e psicologi sono pronti a darti tutti gli aiuti e i consigli di cui hai bisogno gratis e in forma anonima. E nel malaugurato caso che, nonostante le attenzioni, qualcosa sia andato storto, c'è sempre la pillola del giorno dopo (ovviamente da usare solo nel caso di una emergenza e da evitare il più possibile perché può causare gravi problemi se usato più di 3 volte).
Se solo si usasse un po' più di attenzione le ragazze che arriverebbero a porsi il problema dell'aborto sarebbero molto più rare. L'amore va vissuto con cervello e coscienza, soprattutto se c'è il rischio di arrivare in una situazione difficile come le gravidanze inaspettate.
“La liberta' e' un dovere, prima che un diritto e' un dovere. Ma il niente e' da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente. Se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato.” (da "Lettera a un bambino mai nato" di Oriana Fallaci).
19 novembre 2010
# Pillola abortiva
# speciali
Pillola abortiva RU486: la solitudine di una scelta.
Scritto da
Reina
il
novembre 19, 2010
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Libro amo quel libro *_*
RispondiEliminaMi hai fatto venire voglia di rileggerlo.