02 gennaio 2014

# recensioni

Recensione "La signorina Giulia" di August Strindberg

Forse l'opera più famosa dello scrittore svedese e che ho trovato molto bella e interessante.


Titolo: La signorina Giulia
Autore: 
August Strindberg
Editore: Mimisol
Pagine: 112
Prezzo: 10,00 €
Data di uscita: 2006
voto:
Trama: La vicenda si svolge nella notte di mezza estate, la Notte di San Giovanni, di pagana memoria, in cui le gerarchie si assottigliano per far emergere le pulsioni che normalmente non si sussurrerebbero nemmeno, ma che in questa occasione diventano realtà. In questo sabba ubriaco avviene l'incontro tra Julie e Jean. Il pretesto scenico è di matrice sessuale, una attrazione quasi animale della giovane nobile per il servo raffinato e maschio che però risulta essere fidanzato con la cuoca Kristin. Ma quello che potrebbe sembrare il più classico dei triangoli amorosi si piega al ritmo ossessivo del brulicare delle voci del popolo, un sussurro che diviene voce piena, irrompendo sulla scena e materializzando i desideri più nascosti. Un dramma a tinte fosche e incalzante che si chiude su un atto fuori scena che lascia in sospeso il giudizio e la morale; un'opera che sottolinea la maestria di Strindberg nel mettere a nudo i meccanismi più nascosti e violenti dei rapporti umani. Nuova traduzione con testo svedese a fronte a cura del Gruppo di traduzione di Lingue e Letterature Nordiche, Sezione di Linguistica, Università di Pisa. Con una prefazione di Paolo Puppa.


 RECENSIONE: Questa forse è la tragedia naturalistica più famosa di Strindberg, quello che maggiormente ha contribuito al suo successo. A differenza del padre, in questa tragedia, il fulcro della storia non è la lotta tra i sessi, ma la lotta di classe.
La vicenda si svolge in un solo atto con unità di tempo, luogo e azione. Vi sono infatti solo tre attori che recitano sul palco e la vicenda non ha grande azione, ma è data da una battaglia psichica che si svolge nella cucina.
In una notte d'estate dell'800, in assenza del padre, la giovane nobile Julie di 25 anni, si ritrova a far festa per la notte di San Giovanni con la servitù. Balla con loro, si diverte e soddisfa ogni capriccio al limite del consentito, forte della sue posizione di superiorità d classe che non permette alla servitù di contraddirla.
Jean è un servo di 30 anni desideroso di risalire la scala sociale e avere successo, cinico, opportunista e meschino. Quando Julie lo invita a ballare, giustificando le sue pazzie per la vicinanza alla sua "mensilità", Jean accetta seppur senza desiderarlo, avvisandola che non è decoroso.
Kristin, la tranquilla e remissiva serva che sa stare al suo posto, è la fidanzata di Jean che vede ma finge di non vedere ciò che sta accadendo.
Alla fine Julie porta Jean a sedurla e la convince ad appartarsi in camera con lui. Dopo questo cambiamento decisivo, i ruoli si invertono e la tragedia ha inizio in un crescendo di tensione. Jean diventa superiore, mentre Julie perde il suo onore e il rispetto di sé per essersi abbassata e aver ceduto di fronte a un servo. Persa e senza punti saldi a cui aggrapparsi, si affida completamente e Jean da cui cerca una salvezza. Jean inizialmente pensa di scappare con i soldi insieme a lei per avere un improbabile futuro insieme nella speranza di realizzare il suo sogno e salire nella scala sociale. Ma il suo timore reverenziale per il padre di Julie lo frena e in tutta la sua meschinità suggerisce a Julie di suicidarsi per recuperare la sua dignità perduta perché ormai niente può essere rimediato.
Julie è vittima di un'educazione sbagliata. È stata una figlia indesiderata e illegittima, sua madre, donna emancipata e femminista, è stata costretta dal padre a sposarlo e l'ha cresciuta covando disprezzo verso gli uomini.
Da qui si nota quanto l'autore senta una sostanziale incomunicabilità tra i sessi e mostra un caso di darwinismo in cui il più forte vince sul più debole.
La prefazione che accompagna questa tragedia, illustra i motivi che stanno alla base di scelte originali e innovative dando spiegazione alla definizione "naturalistica". L'autore spiega come l'io non sia coerente e unitario, ma al contrario sia formato da impulsi, sbalzi e contraddizioni. Per questo la tragedia non segue un filo ordinato e regolare, ma è guidato dalla psicologia dei personaggi. Non sono le azioni a governare, ma i loro moti emotivi. Strindberg si pone distante dalla vicenda e la mostra in maniera imparziale, inoltre decide di creare un unico atto senza interruzioni, grazie a degli stratagemmi, per mantenere attiva l'illusione e non dare il tempo agli spettatori di riflettere sulla tragedia prima della fine.

COSIGLI DI LETTURA DEL PORTALE:
PER CHI: ha voglia di una tragedia originale sulla lotta di classe e l'incomunicabilità tra i sessi.
COLORE: rosso
CLIMA E AMBIENTE: in una serra all'alba

Voi lo avete letto? Che ne pensate?

3 commenti:

  1. Che libro curioso, non l'avevo mai sentito nominare, ma questo è per colpa della mia ignoranza in materia di scrittori nordici :/
    Potrei regalare questo libro a mia madre, perchè credo che le potrebbe piacere (così lo leggo anche io xD).

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  2. Io non amo particolarmente Strindberg, preferisco di gran lunga Ibsen, quindi ti consiglio quello ^^
    Però Strindberg rimane comuqnue un pilastro della letteratura nordica :)

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  3. Opera sopravvalutata solo perché i critici hanno voluto vederci una lotta di classe (!).

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