20 agosto 2013

# recensioni

Recensione "Pan" di Knut Hamsun


Dopo "Fame" ho deciso di leggere subito "Pan" altro libro di Hamsun, e sebbene durante la lettura mi sembrasse meno incisivo di Fame, in realtà più passa il tempo e più sento di aver invece apprezzato moltissimo questo testo, forse il più famoso di Hamsun.

Titolo: Pan
Autore:
Knut Hamsun
Editore: Adelphi
Pagine: 190
Prezzo: 16,00 €
Data di uscita: 2001

voto:
Trama: "Pan" è uno dei rari romanzi moderni in cui la natura parla, nella lingua sommessa e sognante della breve estate nordica, del suo chiarore diffuso e fosforico. Ed è, insieme, l'epos di un amore impossibile che si carica sempre più di esaltazione e struggimento. Pubblicato per la prima volta nel 1894, "Pan" divenne ben presto uno dei libri più amati di Hamsun. Il tenente Glahn, che nelle carte trovate dopo la sua morte racconta la sfortunata passione per la giovanissima Edvarda, diventa la voce stessa della passione, con le sue maree incontrastabili che invadono la natura tutta e creano un amalgama dove alla fine è arduo distinguere ciò che è paesaggio e ciò è psiche.



 RECENSIONE: "Perché io appartengo ai boschi e alla solitudine".Con questa frase potremmo riassumere questo libro, il più famoso di Hamsun, quello che gli ha donato la notorietà. Rispetto a "Fame" è un testo più colorato, in cui si respira una vita più ampia e l'attenzione si concentra sulla Natura, una natura divina che permea il tutto e diventa specchio della psiche umana. Il protagonista, Thomas Glahn, ci narra le sue vicende di vagabondo emarginato dalla società attraverso le sue carte in cui emerge tutta la devozione mistica per quella divinità Natura che lo rende libero e soddisfatto nella sua selvaggia pienezza. Almeno fino a quando non incontra una giovane donna dall'aspetto di un'adolescente che lo attrarrà in un desiderio ossessivo e autodistruttivo a causa dei suoi sbalzi d'umore e i suoi capricci. Da questo momento nascerà uno scontro tra Natura e società, tra "essere sé stessi" e il "dover essere" imposto dalla civiltà moderna. Una donna manipolatrice distruggerà la sua solitudine rendendolo schiavo di una ricerca di amore impossibile e alienante. Si nota così l'enorme divario tra l'uomo libero dai vincoli e dalle convenzioni in contrapposizione netta con il mondo moderno e falso. Thomas Glahn trova appagamento nella natura selvaggia, tutto il suo mondo, la sua gioia derivano da esso rendendolo un uomo emarginato, incompreso, estraniato dalla realtà. La natura è un luogo idilliaco in cui si rifugia e in cui si sente completo, ma l'incontro con Edvarda rovina questa quiete portandolo a desiderare e al contempo rifuggire la società di cui non fa parte perché non abituato a trattare con gli uomini. Si sente il forte disorientamento, il disagio del non saper comportarsi come ci si aspetterebbe, per cui le pazzie che compie diventano una ribellione agli standard che pretendono da lui e a cui lui non riesce a stare dietro.
Il protagonista è un diverso che non trova un equilibrio, non trova il suo posto nel mondo perché non riesce a incatenare la sua libertà. C'è una disillusione drammatica in questo amore turbolento, sofferto, malato a cui si contrappone l'amore puro e innocente di Eva. La verità si unisce alla menzogna, il sogno alla realtà in un racconto dominato dalle passioni e le passioni vengono impersonate dalla natura che cambia insieme alla psiche del protagonista. La Natura è l'unico rifugio ultimo ed autentico per capire la realtà, per farne parte. La borghesia porta solo ad un impoverimento spirituale contro cui lotta Hamsun, convinto che il lavoro volto al semplice guadagno sia da disprezzare perché annulla l'uomo. Per Hamsun la psiche è una complessa contraddittorietà, con moti irrazionali dell'anima e la vicenda di questo amore istintivo, traditore permette di mostrarne i lati confusi, allucinati, lunatici. Niente è semplice, ma ogni azione ha una sorta di pensiero astratto. Edvarda viene attratta dall'estraneo e diverso, ma una volta tornata in società tocca a Glahn andare nel mondo borghese che lo rovina perché non riesce a includerlo nella sua chiusura.
Questa lotta continua porta il protagonista all'autodistruzione, si sente lacerato, incompleto, vuoto e non troverà più pace fino al drammatico epilogo raccontato da un uomo che lo odia. Una storia semplice ma forte in cui le vicende nascono in funzione di un messaggio più profondo.
Ho amato particolarmente le descrizioni magnifiche della natura, mi sono sentita immersa nell'estate solare della Norvegia e ho sentito l'anima onirica della natura vagheggiata di sogno e mito. Una natura che prende il sopravvento ed è protagonista.

«Amo tre cose, dico allora. Amo il sogno d’amore di un tempo, amo te e amo quest’angolo di terra.»
«E cosa ami di più?»
«Il sogno.»

COSIGLI DI LETTURA DEL PORTALE:
UMORE: solitario
COLORE: color corteccia
CLIMA E AMBIENTE: L'estate in Norvegia

Voi lo avete letto? Che ne pensate?


2 commenti:

  1. vorrei leggere anche questo ^^
    le descrizioni della natura nordica incontaminata devono essere magnifiche!

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  2. Me ne aspettavo di più sinceramente, però si sono molto belle :)

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