03 aprile 2018

# recensioni

Recensione "Fame" di Knut Hamsun

"Fame" è stato il primo libro che ho letto di Knut Hamsun nel 2013 e il suo stile di scrittura mi ha subito conquistata, nonostante sia una lettura dal ritmo lento che non sono riuscita a inquadrare subito. È stata una lettura la cui comprensione è maturata solo una volta completata. Finire questo libro mi ha fatto sentire come purificata e mi ha portato a riflettere molto. Più passa il tempo e più mi rendo con di quanto Hamsun sia un autore forte, doloroso e magnifico. Questa recensione, già apparsa anni fa qui sul blog, è stata pubblicata sul primo numero della rivista Psinapsi del Progetto Studentesco Indipendente dell'Università di Firenze di cui vi parlerò a breve. Dunque la ripubblico oggi, su gentile e pacata insistenza del professor Luca Taglianetti, che ringrazio.



Titolo: Fame
Autore: Knut Hamsun
Editore: Adelphi
Pagine: 186
Prezzo: 10,00 €
Data di uscita: 2002

voto
Trama: I solitari deliri e le tortuose riflessioni di un giovane scrittore errante nella vita urbana, accompagnato dalla sua inesorabile antagonista, la fame. Un romanzo che sta sulla soglia della grande letteratura del Novecento. «Un capolavoro di naturalismo visionario, la versione moderna e tragica dell'idillio anarchico-romantico del perdigiorno».


«A quel tempo ero affamato e andavo in giro per Christiania, quella strana città che nessuno lascia senza portarne i segni... »

E questo libro il segno lo lascia a noi lettori, spettatori di un racconto che è quasi interamente un monologo interiore, probabilmente ispirato ad alcune esperienze realmente vissute da Hamsun, autore premio Nobel per la letteratura.
Fame è il romanzo che gli ha dato notorietà, un libro che mostra le inquietudini dell'uomo moderno del novecento, anticipando così i temi ricorrenti del nuovo secolo.
Il protagonista vaga per Christiania (l'attuale Oslo) assediato dalla Fame con cui lotterà durante tutto il racconto, una fame non solo fisica ma anche mentale, una lotta contro la società nella speranza di ritrovare l'affermazione personale e una connessione pura con la natura, la propria verità soggettiva e psicologica.
Fame è scritto in maniera allucinata, quasi onirica, in cui i fantasmi perseguitano il protagonista ed ogni avvenimento viene visto e vissuto attraverso i suoi occhi, la cui fame lo porta vicino alla pazzia. Il dolore fisico quasi scompare quando si immerge nella bellezza della natura divina per cui ha una concezione panteistica.
La natura infatti si fonde con i sentimenti del protagonista, diventando essa stessa non un fatto estraneo alla vicenda, ma una identificazione dell'animo umano.
L'individuo in Hamsun è una persona in costante lotta, lacerato ed angosciato in cerca di un posto nella società, agognando al contempo una fuga da essa perché vissuta come una situazione irreale, estraniante e crudele. Una società che ti accetta per annientarti, inglobarti in meccanismi fasulli annullando l'individualità, i sogni e le speranze.
E sono proprio gli ideali e i sogni del protagonista di Fame che vengono messi alla prova continuamente, distrutti, disprezzati, incompresi.
"I tanti rifiuti, le promesse dette a mezza voce, i tanti «no», le speranze illusorie di cui m'ero per tanto tempo nutrito, i nuovi tentativi, che ogni volta si dimostravano vani, avevano fiaccato il mio coraggio."
Questo porta il protagonista all'isolamento da cui non riesce a uscire, attaccato com'è ad una etica personale e profonda. Non accetta compromessi e finisce per fare pazzie pur di non perdere stima di sé stesso, per non cadere così in basso e diventare vile oltre ad essere miserabile e senza speranza. La scrittura è l'unica cosa che ama, l'unica che lo fa sentire vivo e che lo avvicina alla natura, ma il dover trovare del cibo per sopravvivere rende la scrittura ansiosa, macchinosa e porta ogni suo tentativo al fallimento.
C'è un vero rifiuto del sopravvivere fine a sé stesso e anzi quasi una soddisfazione nel soffrire di stenti, come se ci fosse una purificazione nel suo dolore fisico ed emotivo.
In questa storia non c'è un viaggio, ma un eterno vagabondare errando tra i meandri della psiche con i suoi irrazionali alti e bassi, fugaci pensieri, sentimenti contrastanti e gli effetti terribili della fame e del senso di sconfitta.
I suoi tentativi di guadagnarsi da vivere scrivendo, la sua fame e il suo rapporto con Dio contro il quale si scaglia nei momenti di disperazione per poi ripartire nel tentativo di non farsi vincere da una società che sembra averlo rifiutato in quanto lui stesso non ha accettato di farne davvero parte.
I pochi soldi che guadagna finiscono per essere sperperati nei modi più assurdi e si dispera più di non essere compatito che di mangiare. L'unica soluzione la trova nella fuga, febbricitante e disperato capisce che non può essere accolto dalla sua patria finché non imparerà a trovare il suo posto.
Lo stile scorrevole e lirico rendono questa lettura un momento intimo e profondo, lontano eppure vicino a noi e alla condizione moderna dell'uomo e del suo modo di vivere.
Un libro incentrato sui "mondi segreti che si fanno, fuori dalla vista, nelle pieghe nascoste dell'anima, quei meandri del pensiero e del sentimento, quegli andirivieni estranei e fugaci del cervello e del cuore, gli effetti singolari dei nervi, i morsi del sangue, le preghiere delle nostre midolla, tutta la vita inconscia dell'anima."
Si tratta quasi di una poesia in cui l'amore di Hamsun per la scrittura, per la natura, per l'anima si ergono contro tutto il resto. Nella storia c'è il protagonista e poi c'è il resto. Un resto che esiste attraverso di lui, ma che rimane estraneo.

"E intorno a me covava sempre la stessa oscurità, quella stessa eternità nera e imperscrutabile, contro la quale si inalberavano i miei pensieri incapaci di afferrarla. Con che cosa potevo paragonarla? Feci sforzi disperati per trovare una parola abbastanza grande per definire quel buio, una parola così crudelmente nera da annerire la mia bocca quando l'avessi pronunciata."

Voi lo avete letto? Che ne pensate?


7 commenti:

  1. inizio col dire che questo speciale sulle letterature nordiche mi interessa moltissimo e lo seguirò con piacere e grande curiosità!

    questo libro sembra piuttosto "complicato", nel senso che è pregno di significati e di spunti di riflessione... una lettura a cui dedicarsi con una certa tranquillità e concentrazione.

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  2. Questo inverno ho seguito un corso di letteratura francese incentrato sui vari personaggi narcisisti, alienati dalla società, e devo dire che questo libro me lo ricorda molto. Sono curiosa di leggerlo :)

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  3. @Clody sono felice che ti interessi :D Il libro è breve e non è pesante come sembra, scorre bene, è solo un po' lento.

    @Claudia interessante argomento ^^ Mi sa che ti chiederò i titoli :)

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  4. Provo esattamente le tue stesse emozioni nonostante a volte possa sembrare troppo dispersivo. L'ho letto tantissimi anni fa, ma ne ho un dolce ricordo.

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    1. Ciao Emanuela! Non credevo fosse il tuo genere, mi fa piacere sapere che lo hai letto e che condividi il mio pensiero! :D Grazie per essere passata <3

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  5. ciao bella che bello rileggerti finalmente <3 sul blog c'è un premietto per te http://themydiarysecret.blogspot.it/2018/04/my-world-award-2018.html baciotti

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