26 giugno 2013

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Once Upon a Witch - i racconti dei benandanti "Il figlioccio della Morte"



Once Upon a Witch è una rubrica che ci terrà compagnia il mercoledì a giorni alterni e rigurda tutto ciò che ha a che fare con le streghe. Ci saranno consigli di rimedi naturali, leggende popolari, cronache di viaggi in posti antichi e magici, storie di streghe, informazioni sul paganesimo e sulle streghe, cristalloterapia, cromoterapia, fitoterapia, libri, film, feste, strumenti... Tutto ciò che riguarda ciò che sta intorno all'Arte e al mio vivere come strega.

Bentrovati Viandanti, qualcuno di voi conosce i Benandanti? Non essendo del Friuli io li ho scoperti grazie a Paolo Paron. In una delle Hobbiton ho avuto il piacere di ascoltare i suoi racconti tramandati nelle campagne proprio da queste persone e da lui accuratamente raccolte nel libro "La casa dei sette gatti". Una di queste mi colpì molto e la ricordo bene. Mi dispiace non ricordare le altre.
Quella che vi racconto oggi è "Il figlioccio della Morte" e a mio parere fa riflettere molto sull'uso e le finalità delle fiabe nel passato rispetto ad oggi. Queste storie venivano raccontate ai bambini per dargli grandi insegnamenti e aiutarli a crescere. Sono storie che rischiano di perdersi nell'oblio e che invece credo sia importante ricordare e trasmettere alle future generazioni. Ma basta perdermi in chiacchiere... vi lascio alla storia così come la ricordo...

C'erano una volta una coppia di contadini che avevano così tanti figli che quando nacque l'ultimogenito non sapevano più a chi chiedere per fargli da padrino. Così, non sapendo come risolvere la questione, decisero di mettersi in strada pronti e chiedere al primo passante se accettava l'onore di diventare il padrino del loro ultimo figlio. E così fecero, ma in strada non passava nessuno. Aspettarono pazienti, minuto dopo minuto, fino a che da lontano scorsero una persona avvicinarsi. L'uomo era molto elegante, tutto vestito di nero e quando gli fu chiesto se volesse diventare il padrino accettò di buon grado, rivelando però di essere la Morte in persona. I genitori rimasero terrorizzati ma ormai non potevano più tirarsi indietro.
 Così il bambino cominciò a crescere forte e sano, sempre accompagnato dal suo padrino che gli permise di studiare e diventare un medico grazie al suo denaro e al suo incoraggiamento. Il giorno della laurea la Morte gli si avvicinò e gli disse che gli avrebbe fatto un regalo.
«Caro figlioccio, in questo giorno voglio farti un dono speciale. Tu diventerai il miglior medico del paese, tutti ti conosceranno e loderanno la tua lungimiranza e la capacità di salvare tutte le vite che provi a salvare, ma ad una condizione. Non dovrai intralciare il mio lavoro. Quando mi vedrai ai piedi del letto del malato significa che quell'anima è mia e tu non potrai fare niente per salvarla. La lascerai a me. Se invece mi trovi alla testa del letto del malato sarà nelle tue mani e potrai curarlo. Ricorda però che se mai dovessi rispettare il patto prenderò la tua vita.»
 Le cose andarono come stabilito e in breve tempo il ragazzo divenne il medico più famoso di tutta la regione, grazie alle sue splendide capacità di capire subito se una persona poteva salvarsi e salvare tutte le vite che riteneva salvabili. Il ragazzo seguiva sempre le indicazioni della Morte e si occupava del malato solo se lo trovava alla testa del letto. Tutto proseguì al meglio finché un giorno il Re si ammalò e convocarono il medico di urgenza sul suo letto di morte. Quando il medico entrò nella stanza vide la Morte ai piedi del Re e capì che era spacciato. Ma il giovane mago, avido di denaro e fama e preoccupato per le conseguenze del fallimento della salvezza del proprio Re, decise di imbrogliare la Morte. Prese il letto e lo girò al contrario in modo che la Morte si ritrovasse alla testa del letto e lui potesse salvarlo senza disubbidire al patto. Così fece e il Re si salvò. Ma quando uscì trionfante, la Morte si avvicinò...
 «Mi hai disubbidito. Quell'anima spettava a me e ora ho un'anima in meno da recuperare.»
 «Non ti ho disubbidito, tu eri alla testata del letto quindi ho rispettato il patto» rispose spaventato il medico. 
«Non avresti dovuto tentare di imbrogliarmi, ma visto che sei stato molto furbo ti darò un'ultima possibilità di salvarti la vita.»
 Detto questo, la Morte porta il medico in un luogo completamente buio pieno di candele di tutti i tipi, alcune lunghe alcune corte. 
«Queste che vedi sono le anime di tutte le persone del mondo. Ogni candela rappresenta una vita. Se la candela si spegne, la persona muore e io mi prendo la sua anima» la Morte indica una piccola candela con una fiammella debole che sembra sul punto di spegnersi «Vedi questa? È la tua candela e rappresenta la tua anima. Come vedi sta per morire e tu farai la stessa fine. Se riuscirai a non far spegnere la candela, ti salverai.»
 Dicendo questo però il medico si spaventò così tanto che nel tentativo di prendere velocemente la candela nelle sue mani e mantenerla viva, smosse l'aria e la spense. La sua anima fu presa dalla Morte.

 
 

1 commento:

  1. Conosco una fiaba simile, nel senso che il protagonista cerca sempre di sfuggire alla morte. S'intitola Il paese dove non si muore mai.

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